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La paura del cambiamento nella vita e in terapia

  • Immagine del redattore: Dott.ssa Anna Dandrea
    Dott.ssa Anna Dandrea
  • 20 lug 2022
  • Tempo di lettura: 5 min

Tutti noi almeno una volta abbiamo provato paura davanti a cambiamenti nelle nostre vite: la conclusione di un’esperienza lavorativa, la fine di una relazione importante, un cambiamento geografico che ci porta a vivere in un’altra città o la perdita di una persona cara sono tutte esperienze che implicano un cambiamento e ci mettono davanti all’incertezza per il futuro.


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La paura del cambiamento è legata all’incertezza che il cambiamento stesso implica e al timore che questo possa portare a pericoli, situazioni dolorose o eventi negativi, o comunque a una situazione peggiore di quella originaria.

Davanti alla perdita della routine, chi teme il presentarsi di situazioni inattese e ingestibili può vivere forti stati d’ansia e cercare in ogni modo di evitare il cambiamento. Questa paura è particolarmente presente quando i cambiamenti non sono frutto di una nostra scelta ma ci vengono imposti da eventi esterni, soprattutto quando si tratta di eventi imprevedibili che ci fanno sentire di non avere il controllo su quello che ci sta succedendo.


Cerchiamo allora di capire assieme da dove origina la nostra paura verso il cambiamento, quando questa paura diventa disadattiva e come può influenzare la psicoterapia.


L'allerta verso i cambiamenti è biologicamente determinata


L’allerta davanti ai cambiamenti fa parte della nostra eredità biologica e nel corso dell’evoluzione umana ha assicurato una serie di vantaggi in termini di sopravvivenza: per i nostri antenati la paura era un’emozione estremamente importante per rimanere vigili ed evitare potenziali pericoli, rinforzando allo stesso tempo il mantenimento delle routine che si erano dimostrate non pericolose e, quindi, efficaci.

In un ambiente ostile, preferire ciò che è conosciuto ed essere in allerta verso ogni possibile cambiamento erano due comportamenti in grado di assicurare maggiori chances di restare in vita.


L’evoluzione però sarebbe rimasta ferma agli inizi se gli esseri umani non fossero dotati anche di un altro sistema opposto e complementare a quello della paura: il sistema di ricerca e desiderio.

Con sistema di ricerca si intendono i circuiti e le aree cerebrali presenti nel cervello che mediano il nostro desiderare e l'impulso alla ricerca nell’ambiente esterno di risorse per soddisfare tale desiderio. Questo sistema permette agli esseri umani di sviluppare intenzioni e motivazioni all’azione e contribuisce sostanzialmente al nostro coinvolgimento col mondo che ci circonda, alla creazione di legami sociali e d’amore e in generale a esplorare e muoverci motivati dalla volontà di raggiungere obbiettivi gratificanti.


L’equilibrio tra paura e desiderio è codificato all’interno del nostro sistema nervoso, rappresentando uno dei fattori che ci hanno permesso di giungere fino allo sviluppo dei giorni nostri.

Individualmente, ognuno di noi nel corso della vita struttura un suo specifico equilibrio tra questi due aspetti, in base alle esperienze vissute e ai cambiamenti affrontati, sviluppando uno stile personale di stare al mondo.


Quando la paura diventa un ostacolo


Allora quand’è che la paura verso il cambiamento diventa un ostacolo?


L’ansia e la paura di fronte a possibili cambiamenti diventano disadattive tutte le volte che bloccano la nostra capacità di crescere, far fronte a situazioni nuove o uscire da situazioni e dinamiche patologiche, causandoci sofferenza e sintomi cognitivi, emotivi

e fisici.


In particolare, alcuni campanelli d’allarme che possono farti capire di avere una fobia verso i cambiamenti sono:

  • Sentirsi bloccati o infelici in una situazione, ma non riuscire a uscirne agendo dei cambiamenti positivi

  • Essere in una relazione che ci rende infelici, ma non riuscire a concluderla perché abbiamo paura di quello che può succedere poi.

  • Non impegnarsi per ottenere un obbiettivo o una posizione lavorativa che desideriamo, anche se non ci piace la situazione in cui siamo.

  • Provare una forte ansia o angoscia per quello che potrebbe succedere in futuro.

  • Non essere in grado di accettare i cambiamenti nella nostra vita, anche quando questi sono fuori dal nostro controllo.

  • Rifiutare inviti, proposte e opportunità che ci vengono offerti da amici, partner o conoscenti e limitare uscite ed esperienze nuove.

  • Rifiuto o difficoltà a modificare le routine quotidiane, per la paura di non sapere come andranno le cose.

  • In situazioni nuove o quando possono presentarsi dei cambiamenti provi ansia e sintomi come nausea, tremori, palpitazioni, fatica a respirare, giramenti di testa, fino a veri e propri attacchi di panico.

Spesso la paura verso i cambiamenti si associa a paura del fallimento, del giudizio negativo o di deludere gli altri e sul lungo periodo può portare all’instaurarsi di patologie ansiose, depressione, stress, pensieri suicidari o può impedirci di uscire da relazioni tossiche o ambienti patologici.


In tutti i casi in cui l'angoscia verso i cambiamenti comprometta il nostro benessere, causi stati di sofferenza e disagio o sfoci in veri e propri quadri psicopatologici, è importante rivolgersi a un professionista della salute mentale per riuscire a trovare una via d'uscita e un nuovo equilibrio che ci permetta di riprendere la nostra vita con serenità.


La resistenza al cambiamento in psicoterapia


Anche quando una persona decide volontariamente che è arrivato il momento di cambiare e cerca l’aiuto di un professionista per lavorare su questi aspetti, la paura verso i cambiamenti può diventare un fattore interferente in una psicoterapia, bloccando il paziente nella possibilità di avanzare verso nuovi modi di stare al mondo.


In ambito psicoterapeutico si parla di resistenza quando il paziente, anche quando ha iniziato una terapia perché mosso da un bisogno profondo, rimane bloccato o si oppone ad ogni possibile cambiamento nel suo modo di pensare, vivere o sentire.


La psicoterapia è un percorso complesso che genera sempre delle ambivalenze: da un lato, la parte “sana” della persona si rende conto che alcuni aspetti di sé la fanno soffrire o non le permettono di vivere una vita serena, dall’altro però i nostri aspetti patologici fanno parte della nostra identità, ci hanno accompagnato per gran parte della nostra vita o ci hanno permesso di sopravvivere in alcuni momenti difficili del nostro passato.


È sempre difficile abbandonare dei comportamenti o delle strategie che, per quanto disadattivi, ci hanno aiutato a resistere davanti al dolore e a dare un senso a quello che stavamo vivendo.


Spesso in una psicoterapia una parte importante del cambiamento è data dalla disponibilità a comprendere il costo associato alle nostre routine negative e a tollerare l’incertezza intrinseca a ogni nuovo inizio, .


In questi casi, parlare liberamente con il proprio terapeuta della difficoltà di cambiare e della fatica legata all’abbandonare parti di noi che non ci fanno più stare bene è spesso il modo migliore per trasformare un blocco in un’opportunità di crescita.


È importante sentire che la terapia è il luogo non giudicante dove portare anche quello che non sta funzionando, le nostre paure o le parti di noi che “remano contro”, per poterle guardare in due e comprendere che ruolo hanno svolto nella nostra vita.

Facendo ciò le nostre resistenze possono diventare un’occasione per conoscere noi stessi e definire il nostro personale modo di affrontare gli eventi, scegliendo liberamente la strada da percorrere, senza avere la paura come compagna di viaggio.

 
 
 

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